Largo (ex Via) degli Schiavoni (R. IV – Campo Marzio) (la via è scomparsa, assorbita da Piazza Augusto Imperatore, andava dalla chiesa di San Rocco a quella di San Carlo al Corso) (Il Largo sta tra via Tomacelli a sud e piazza Augusto Imperatore a nord)
Il largo prende il nome dal luogo dove Niccolò V (Tommaso Parentucelli - 1447-1455) ricollocò gli “Schiavoni” .
Schiavoni [1] furono detti comprensivamente Dalmati e Illirici, che, sfuggiti ai turchi al principio del XV secolo, si erano rifugiati qui in Roma, stabilendosi in Borgo. Non essendoci però la possibilità di costruirvi un ospizio, Niccolò V, con una Bolla del 21 aprile 1453, dette loro "in ecclesia diruta et discoperta Sancte Marine de Campo Marzio” la possibilità di costruire la chiesa e ospizio sotto l'invocazione di San Girolamo. La chiesa attuale di S. Girolamo degli Schiavoni fu riedificata nel 1588 da Sisto V (Felice Peretti - 1585-1590) ad opera di Martino Longhi (1534-1591)
Il culto di San Girolamo già era stato esercitato, nella chiesa diruta, da un eremita di origine dalmata. Fu nel 1473 che, per un lascito avuto, l’ospizio e la chiesa si ingrandirono e, più tardi, all’ospizio degli uomini si aggiunse una casa d’asilo per le donne povere schiavone, che finirono per dover emigrare quando, nel 1566, Pio V (Antonio Michele Ghislieri - 1566-1572) stabilì sul confine della proprietà schiavona "l’Ortaccio" (vedi Piazza di Monte dell’Oro - Campo Marzio).
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[1] "Schiavonia", che ha oggi un significato geografico più corrispondente, non era prima un territorio ben definito. Designava quello popolato da Slavi immigrati, in contrapposto a quello dei Dalmati latini, che chiamavano Schiavoni i Croati marittimi. Appellativo adottato dai Veneziani per tutte le popolazioni Slave costiere.
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